Katia è nata nella Berlino del secondo dopoguerra, in una famiglia di
comunisti spagnoli fuggiti dopo la Guerra civile. Insieme alla sorella
vive un'infanzia tutto sommato serena, pur tra le numerose difficoltà:
l'incontenibile malinconia della madre, la testardaggine del padre,
convinto sostenitore dello Stato socialista, e una valigia intoccabile,
nascosta sotto il letto, piena di ricordi di cui le figlie devono
restare all'oscuro. Nel 1971 Katia lascia clandestinamente la DDR
proprio come clandestinamente vi erano entrati i suoi genitori, per
seguire un ragazzo dell'«altro lato» di cui si è innamorata, dando
ascolto al più irragionevole degli istinti. Non ha ancora vent'anni e
quella decisione la separa per sempre dal solo passato che possiede. La
sua è una scelta che si configura come un tradimento: fuggendo Katia
tradisce la famiglia, la propria storia, il paese in cui è nata, e
commette un'azione imperdonabile, che la condanna a vivere senza
un'identità, senza le radici che ha dovuto strappare per oltrepassare il
Muro... Quali sono le cose che porterà con sé in un viaggio come
questo, da cui non c'è ritorno?
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