IL LIBRO - Che vita è stata
quella di Andrea? Ditelo, voi lettori, magari con un sostantivo o con un
aggettivo. Nato da povere cose, Andrea ce l’avrebbe la forza ed i talenti, per
riformare fino in fondo il suo paese. Ma chi sta ad ascoltarlo? E soprattutto:
che può un uomo di fronte ad una massa di uomini, di fronte ad un intero paese
che tenta di procedere verso la civilizzazione? Così, dopo una prima parte, in
cui Andrea si misura con una serie di acuti fallimenti, sembrerebbe, dopo aver
conosciuto Nicoletta, che la sua vita si trasformi. Egli si appropria di un
certo potere, ma viene bruciato dal padre di lei, che lo scaraventa in
politica. Qui Andrea conosce la disfatta, perché, egli si dice, questa Italia
non sa e non vuole cambiare, perché la gente è in fondo colpevole e merita di
vivere male. Egli si brucia e, da quel momento cade nella più acuta nevrosi,
per cui insistentemente pensa al suicidio,
ESTRATTO - Chi sa perché non
riusciva a seguire. Le immagini si succedevano in rapida sequenza, ma era come
se gli sfuggisse il significato recondito di quelle banalità, che pure si
sforzava di voler intendere; ed il film, dai!, non era mica male, solo che… era
il mezzo, quel piccolo schermo che lo ottundeva, in fondo, la sua autogestione,
come tutte le cose “private” che ti compri, per farne un piccolo feticcio, il
tuo tesoro autogestito, in cui non passava, chi sa perché mai l’oggetto, ma una
sua pantomimica retrospezione, dove tutto si faceva... ecco... piccolo, troppo,
troppo piccolo e limitato, senza una sua dignitosa autonomia. Così l’oggetto
perdeva lena e sequenza, diventando accatto, paccottiglia senza determinatezza.
Ed il bello era che tutto ti scivolava sulla pelle, diventando, appunto,
incomprensibile, maculato di un uso improprio in cui mancava la tessitura di
idee, che diventavano labili e confuse, insino allo smarrimento.
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