«Niente di quello che ho detto è vero. Non perché non sia vero, ma perché l’ho detto». Tommaso Landolfi
Per la prima volta tradotto in italiano uno dei libri più originali e
divertenti del Novecento. In apparenza è un romanzo realistico
ambientato nella neonata Repubblica cecoslovacca, alla fine della prima
guerra mondiale, e centrato sul contrasto fra la morente aristocrazia e
la nuova borghesia rampante e un po’ volgare. Ma sotto tale apparenza,
elaborando in chiave modernista i modelli del Tristram Shandy e del
Barone di Münchhausen (e le tecniche cinematografiche degli anni Venti e
Trenta), Vančura rappresenta l’inestinguibile dissidio tra verità e
finzione.
Al seguito del bibliotecario Bernard Spera, uno dei più loquaci e simpatici «narratori inaffidabili» della storia della letteratura, il lettore viene trascinato in un turbine di personaggi e vicende che sono in realtà la parodia del romanzo realistico e l’affermazione della narrazione come infinita macchina esiderante.
Al seguito del bibliotecario Bernard Spera, uno dei più loquaci e simpatici «narratori inaffidabili» della storia della letteratura, il lettore viene trascinato in un turbine di personaggi e vicende che sono in realtà la parodia del romanzo realistico e l’affermazione della narrazione come infinita macchina esiderante.
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