Proposto per il Premio Strega 2020 da Wanda Marasco.
Romanzo vincitore della quarta edizione del Premio Neri Pozza, Le cose da salvare
tratta di un tragico evento reale come soltanto la letteratura può
fare: mostrando le crepe e le ferite, e le vie di salvezza, che lascia
nell'anima degli individui e nel cuore di una comunità.
Il
Ponte è appena crollato. È venuto giú in un vortice di calce e blocchi
di cemento. Affacciato alla finestra della cucina, il sessantaquattrenne
Gabriele Maestrale osserva incredulo la voragine che si spalanca ai
piedi del suo condominio, un edificio scheletrico con cinque balconi su
cui incombe l'ombra spezzata del Ponte. Dal baratro si levano grida,
deboli, incredule. Voci angosciate echeggiano nella tromba delle scale.
Durante la loro corsa a precipizio, alcuni si fermano a picchiare alla
sua porta: «Forza, raccolga quel che può e scenda, qui potrebbe venire
giú tutto!». Gabriele, però, non riesce a muoversi, preda di un dilemma
che non lo fa respirare: quali sono le cose da salvare? Gli oggetti
utili, prima di tutto: il portafogli, i documenti, la giacca cerata, un
paio di scarpe... Poi, forse, le fotografie, il cellulare, il libretto
degli assegni, quel romanzo di Pavese appartenuto a Elisabetta, prima
che se ne andasse... Che cosa salvare di una vita intera, quando tutto
crolla, quando il mondo è ingombro di rovine prive di senso? Incapace di
decidere che cosa portare con sé, Gabriele si lascia cadere sul divano;
non si alzerà. Non si alzerà nemmeno all'arrivo dei vigili del fuoco,
della polizia, di chiunque venga a intimargli di abbandonare la sua casa
e mettersi al sicuro. Un anno dopo, la giornalista Petra Capoani viene
incaricata dal direttore della Voce, una piccola testata di provincia,
di scrivere la storia dell'uomo che dal crollo del Ponte vive
asserragliato nella propria casa, circondato dalla desolazione e dalla
solitudine. Da poco rientrata in Italia dopo diversi anni di lavoro a
Londra, Petra accetta l'incarico senza entusiasmo, ma dovrà ricredersi
quando Gabriele Maestrale le aprirà la porta della sua casa e, insieme,
della sua esistenza. Tra quelle mura pericolanti, la giovane apprenderà,
incontro dopo incontro, quanta vita è racchiusa in un appartamento e
come la memoria di «tutta la tragica bellezza di ciò che è passato» –
come scrive Cristina Campo nella frase che fa da esergo a queste pagine –
sia piú importante dell'insensatezza della Storia.
Proposto per
il Premio Strega 2020 da Wanda Marasco: «La tragedia del crollo di un
ponte, nel testo di Ilaria Rossetti, è metafora potente di una
disgregazione che investe la società e contemporaneamente l'interiorità
umana. Il racconto è un'indagine in cui prevalgono l'affondo nelle vite e
il flusso di coscienza dei personaggi, ritmati e descritti mirabilmente
nelle tensioni, nel crogiolo di illusioni e fallimenti. Il ponte
crollato è l'evento che induce a riflettere sulle lacerazioni umane,
sulla nuova “peste” di un presente che ripete e riecheggia nelle vite i
mali del mondo. Tra corruzione sociale e corrosione delle esistenze non
c'è differenza. Sono le psicologie che dicono la meditazione sullo stato
delle cose e assegnano all'introspezione lo sforzo della verità,
l'analisi dell'angoscia e della speranza di una rinascita. La scrittura
della Rossetti, intensa e a tratti poetica, usa il registro della
cronaca che rivolta le coscienze, ne dice il deserto e ne stana la
ferita come l'ultima paradossale forma di difesa e di resistenza.»
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