Chi ha tradito il nonno Schmil, capostipite della famiglia Biller? Forse
uno dei suoi affascinanti e talentuosi figli, o la sua ambiziosa nuora,
oppure è stato lui stesso causa della sua morte, per i continui
traffici al mercato nero. Nella primavera del 1960 Schmil viene
arrestato all'aeroporto di Mosca per contrabbando di valuta e
giustiziato di lì a poco. Qualcuno deve averlo denunciato al KGB, Schmil
non è nuovo a tali commerci, e nella cerchia familiare cominciano a
circolare sospetti su chi di loro possa essere stato l'autore,
volontario o involontario, della delazione. Maxim Biller sublima in
tensione narrativa l'atmosfera di totale insicurezza e di reciproca
diffidenza che si genera in ogni regime totalitario, dove l'individuo è
alla mercé di qualunque voce o supposizione. Attorno all'evento cruciale
si confrontano sei punti di vista differenti e divergenti, alternati e
mescolati alle esperienze personali dell'autore, che è nipote di Schmil.
Sullo sfondo il confronto Est-Ovest durante la Guerra Fredda,
l'antisemitismo dilagante, la disperata disgregazione dei rapporti umani
alla prova di uno stato di polizia. I personaggi, smarriti tra i grandi
avvenimenti della storia e le piccole miserie della quotidianità, sono
esposti alla devastante violenza degli eventi, i dubbi si acuiscono
puntandosi sull'uno o sull'altro componente della famiglia, le
rivelazioni alimentano l'ambiguità, sembrano suggerire
l'intercambiabilità delle possibili motivazioni, rafforzando ogni
incertezza e scarto di prospettiva, disfacendo il tessuto degli affetti e
della fiducia reciproca. Per salvare la propria vita si può essere
costretti a scelte drammatiche e crudeli, si può tradire o diventare
eroi. Ma i personaggi di Biller sono solo uomini e donne impegnati a
vivere e sopravvivere, mentre attorno a loro scorre la storia d'Europa
del secondo dopoguerra con le sue contraddizioni e le sue speranze, che
proiettano in controcampo un racconto delle lacerazioni che ancora
dilaniano il nostro mondo.
Nessun commento:
Posta un commento