Una biblioteca scientifica minima – da Stephen Hawking a Carlo
Rovelli, da Stephen Jay Gould a Gregory Bateson, da Yuval Harari a
Oliver Sacks, da Douglas Hofstadter a Stefano Mancuso – letta con lo
sguardo non dello scienziato, ma dello scrittore, del letterato. In
ultima analisi, uno sguardo da lettore.
«Francesco
Guglieri attraverso un personale racconto di diciannove testi di matrice
scientifica, ci mostra come le riflessioni sull’universo ispirino
osservazioni molto lontane dall’essere fredde ed emotivamente sterili» - Illibraio.it
Là fuori (o dentro di noi: il cervello umano è la struttura più
complessa dell’universo) ci sono realtà tanto vaste, complicate,
sfuggenti che un osservatore non specialista può solo sentirsi
disorientato. Dimensioni subatomiche in cui la realtà bolle come una
pentola d’acqua creando microscopici universi paralleli; oggetti cosmici
così densi da modificare lo scorrere del tempo; stati della materia
esistiti solo frazioni di secondo dopo il Big Bang ricreati nella
periferia svizzera; ecosistemi dotati di intelligenza collettiva,
creature preistoriche che sembrano uscite da un incubo di Stephen King,
vulcani sottomarini in cui si è generata la vita, piante che comunicano
tra loro, la nascita dell’uomo e la sua estinzione, la fine stessa del
tempo… Lo smarrimento e l’incantamento che ci avvince al cospetto di
fenomeni di questo tipo ce li hanno raccontati gli scienziati con i loro
libri. Sono libri che richiedono attenzione, tempo, concentrazione.
Sono lunghi (spesso) e complessi (quasi sempre), la densità delle
informazioni che contengono, ma anche lo stupore e la vastità degli
orizzonti che dischiudono, richiedono tempo. Tempo esclusivo.
Continuato. Tempo ‘denso’, concentrato perché impone concentrazione,
raccoglimento. Soffermiamoci un momento a riflettere: non è forse questa
laica, occidentale, forma di meditazione sempre più rara? Eppure, come
nota la scrittrice americana Annie Dillard: «Perché stiamo leggendo, se
non nella speranza che la bellezza sia messa a nudo, la vita
intensificata e il suo più profondo mistero sondato?». Non leggiamo
forse nella speranza che ciò che incontreremo amplificherà la nostra
percezione, allargherà il mondo in cui ci muoviamo, ispirerà saggezza e
coraggio? Speriamo che ciò che leggiamo rimetta insieme i pezzi che
siamo. E questo non è un’esclusiva del romanzo o della poesia. La
scienza ci permette di accedere a orizzonti così vasti, misteriosi,
strani, da costringerci quasi fisicamente alla concentrazione, al
raccoglimento, alla messa a fuoco di ciò che ci appariva confuso.
Francesco Guglieri scrive un libro in cui 20 classici della scienza tra i
più rivoluzionari e amati sono letti come romanzi, perché dei romanzi
possiedono la bellezza, la vertigine e il potere di cambiarci la vita. E
nel dare un tributo alla curiosità infinita degli esseri umani,
costruisce un personale atlante della meraviglia, che è anche uno
straordinario antidoto alla malinconia.
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