L’ultimo fuoriclasse italiano del Novecento e il primo del nuovo
millennio, l’ultimo che può permettersi una corporatura da mimo e il
primo a diventare un’icona nella nuova celebrity culture sportiva globale.
Roberto Baggio non è una figura scontata: come il protagonista di un
romanzo, è un groviglio di volontà e caso, un uomo incredibilmente
determinato e allo stesso tempo in balìa degli eventi. Come se tutti i
suoi sforzi servissero a opporsi al destino e allo stesso tempo a
compierlo (uno dei tanti paradossi con cui probabilmente il buddismo lo
ha aiutato a convivere). Stefano Piri ripercorre la vita e la carriera
di Baggio a partire dalla sua magica apparizione a Vicenza, quando non
ha ancora vent’anni e sembra un angelo spietato che inchioda gli
avversari a terra. Quando ha solo un pensiero: prendere la palla e
andare dritto in porta. Il viaggio del campione dentro il calcio
professionistico è però anche il viaggio interiore di una persona che
deve attrezzarsi moralmente ed emotivamente per un mondo molto più
complesso di quello in cui è cresciuto. Baggio deve infatti affrontare
l’improvvisa notorietà mondiale di Italia 90, le stagioni alla Juve, il
Pallone d’Oro 1993 e la favola meravigliosa e interrotta di Usa 94. Ma
Baggio è ancora di più: è l’ultimo fuoriclasse italiano del Novecento e
il primo del nuovo millennio, l’ultimo che può permettersi una
corporatura da mimo e il primo a diventare un’icona nella nuova
celebrity culture sportiva globale, dove atleti come lui e Michael
Jordan trascendono le squadre in cui giocano, i risultati e perfino la
popolarità degli sport che li hanno resi grandi.
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