Di Barbara Loden sappiamo poco: nata sei anni dopo Marylin Monroe nella
provincia americana, si trasferisce giovanissima a New York dove lavora
come modella, pin-up, ballerina, per poi recitare in due film di Elia
Kazan, che sposerà nel 1969. Nel 1970 scrive, dirige e interpreta Wanda,
film che l'anno stesso vince il premio Pasinetti al Festival di Venezia
ed è considerato oggi una pellicola di culto. Come ha evidenziato
Marguerite Duras, dietro alla figura della Wanda di celluloide si
staglia nettamente quella della stessa Loden: "In Wanda accade un
miracolo. Normalmente, c'è una distanza tra rappresentazione e testo,
soggetto e azione. Qui quella distanza è completamente annullata."
Mescolando fiction, auto-fiction e biografia, Nathalie Léger si immerge
nel mistero di Barbara e di Wanda. Così, in una ricerca sempre più
spasmodica e incalzante - tra le cittadine minerarie della Pensylvania,
nelle location del film - ci porta alla scoperta di una delle figure più
affascinanti della cinematografia hollywoodiana, illustrandoci le
debolezze, le rinunce e le lotte di una donna che soltanto nel cinema ha
trovato la forza di gridare silenziosamente il suo malessere.
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