Un romanzo intenso e toccante, in cui grazie all'amore un adulto sconfigge i fantasmi dell'infanzia.
Mentre
la maestra parlava di chissà cosa, rimuginavo sul tragitto da fare in
bici e sui punti di riferimento. Ci sarei andato dopo l'ultima ora di
scuola, e da solo. Al pensiero, provai un po' di paura. Poi compresi, e
il tempo me lo avrebbe confermato, che tutte le strade che contano
passano dalla paura.
Premosello, Piemonte settentrionale,
1969. È il primo novembre, vigilia del giorno dei morti, e una scoperta
agghiacciante sta per risvegliare l'orrore in paese, sconvolgendo
l'infanzia di Tobia. Su una strada di campagna, vicino al ruscello, è
stato rinvenuto il corpo di un suo compagno di scuola. A pochi mesi di
distanza dal ritrovamento del cadavere di un'altra ragazzina. In paese
si diffonde il terrore: ormai è evidente che per le campagne si aggira
un mostro, un mostro che uccide i bambini. Tobia è afflitto dal senso di
colpa e dalla vergogna, perché con quel ragazzo aveva fatto a botte
proprio il giorno della sua scomparsa, desiderando davvero di liberarsi
di lui. Adesso è difficile tornare alla vita di prima, all'amore
innocente ed esaltante per Carolina, ai giochi spensierati con padre
Camillo e con Lupo, il matto del paese. Soprattutto quando i sospetti
dei paesani si concentrano su una persona molto vicina a Tobia, sulla
cui innocenza lui non ha alcun dubbio. Quarant'anni dopo, Tobia vive a
Milano e fa il medico legale. Demotivato dal lavoro e lasciato dalla
moglie per l'impossibilità di avere un figlio, sta vivendo uno dei
momenti più bui della sua vita. Sarà una telefonata di Ettore, il suo
vecchio compagno di scuola, a convincerlo a tornare dopo tanti anni nei
luoghi dell'infanzia, per il funerale di Lupo. E questo inatteso ritorno
cambierà la rilettura del suo passato...
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