Otto è il simbolo dell’infinito e questa storia parla delle infinite potenzialità della vita e della sua forza primigenia, l’amore.
I protagonisti di questa lunga favola sono due, anche se si ritrovano, a
loro insaputa, a rivestire i panni di otto vite diverse, amandosi
costantemente attraverso i secoli.
Prima sono Philippe e Olympia durante la Rivoluzione Francese: un libertino e una rivoluzionaria. Diventano Gabriel e William, due poeti romantici dell’800, poi Milena e Greta in un lager, per finire ad amarsi come Giacomo ed Elena, un uomo e una donna in posizione scambiata rispetto ai ruoli di partenza.
Una sorta di “Orlando x 4” in salsa di Encyclopedie, una favola sull’amore, sulla passione, sulla resilienza.
"Otto è un libro difficile, di quelli per cui si deve prendere in fretta una decisione, perché richiede interazione costante. "Per
quanto possa sembrare improbabile, l’idea di “Otto” nasce prima di
“Cloud Atlas”, dunque parecchio prima di “Sense8”, senza nulla togliere
alla meravigliosa visione delle sorelle Wachowsky, nelle quali vorrei
incarnarmi doppiamente nella presente incarnazione... Pur condividendo
con loro l’idea quantistica di una sincronicità di piani temporali,
unificati da una matrix specifica, ho trovato da subito più semplice
narrare una storia secondo un tempo improbabilmente lineare e mi è
sembrato comunque sufficientemente complesso da rischiare la totale
incomprensione del lettore, anche del più evoluto. Cose che capitano a
chi maldestramente tenti di compensare i propri vuoti emozionali con la
letteratura, prodotta come ingerita, ma non per questo smette di
sognare, provare a crescere, nell’ostinata ricerca di un lieto fine,
egoistico quanto platealmente condivisibile". |
Roberta Calandra è scrittrice, autrice, sceneggiatrice e drammaturga. Tra le sue pubblicazioni: L’eredità di Anna Freud (Besa, 2013); Tempo per vivere (Aldenia, 2017); Buffonate senza corte, raccolta di scritti teatrali in due volumi (Zona, 2017).
La drammaturgia dello spettacolo Otto ha vinto il “Premio inediti Elsa Morante 2012” ed è stato rappresentato presso il Teatro dei Conciatori a Roma nel 2016 e al Keats and Shelley Museum nel 2017.
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